Il disturbo di panico con o senza agorafobia

 

 

La caratteristica essenziale del disturbo di panico è la presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico, preoccupazione sulle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico o un significativo cambiamento di comportamento correlato agli attacchi.  A seconda che risultino soddisfatti i criteri anche per l’agorafobia, viene diagnosticato disturbo di panico con agorafobia o disturbo di panico senza agorafobia.

Un attacco di panico inaspettato (spontaneo, non provocato) viene definito come non associato ad uno stimolo situazionale (cioè si manifesta “a ciel sereno”). Gli stimoli situazionali possono includere stimoli esterni (per es., un oggetto o una situazione fobica) o interni (per es., eccitazione fisica) al soggetto. In alcuni casi, benché uno stimolo situazionale possa essere evidente, può non essere rapidamente identificato dal soggetto che ha l’attacco di panico. Per esempio, un soggetto può non identificare immediatamente l’aumentata eccitazione vegetativa indotta da una stanza calda, mal areata o sensazioni di debolezza prodotte dall’alzarsi rapidamente come stimolo per un attacco di panico e come tali questi attacchi sono considerati in quella occasione come inaspettati.

Sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati per la diagnosi, ma la maggior parte dei soggetti ne ha considerevolmente di più. Gli individui con disturbo di panico hanno frequentemente anche attacchi di panico sensibili alla situazione (cioè, quelli che è più probabile che si manifestino, ma non sono invariabilmente associati, in seguito all’esposizione ad uno stimolo situazionale). Gli attacchi situazionali (cioè, quelli che si manifestano quasi invariabilmente ed immediatamente all’esposizione ad uno stimolo situazionale) sono meno comuni.

La frequenza e la gravità degli attacchi di panico varia molto. Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (per es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti (per es., quotidianamente per una settimana) intervallate da settimane o mesi senza attacchi o con attacchi meno frequenti (per es., due ogni mese) per molti anni. Gli attacchi paucisintomatici (incompleti) sono molto comuni negli individui con disturbo di panico. Sebbene la distinzione tra attacchi di panico completi e attacchi paucisintomatici sia arbitraria, gli attacchi di panico completi sono associati con una maggiore morbilità (per es., maggiore utilizzo di servizi sanitari, maggiore compromissione funzionale, peggiore qualità di vita). La maggior parte degli individui con attacchi paucisintomatici ha avuto attacchi di panico completi in qualche momento nel corso del disturbo.
Gli individui con disturbo di panico mostrano caratteristiche preoccupazioni o interpretazioni sulle implicazioni o le conseguenze degli attacchi di panico. Alcuni temono che gli attacchi indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante i ripetuti esami medici e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di avere una malattia pericolosa per la vita. Altri temono che gli attacchi di panico indichino che stanno “impazzendo” o perdendo il controllo o che sono emotivamente deboli. Alcuni individui con attacchi di panico ricorrenti cambiano in modo significativo il loro comportamento (per es., interrompono un lavoro, evitano l’esercizio fisico) in risposta agli attacchi, ma negano il timore di avere un altro attacco o le preoccupazioni per le conseguenze dei loro attacchi di panico. La preoccupazione per il prossimo attacco o per le sue implicazioni sono spesso associate con lo sviluppo di condotte di evitamento che possono soddisfare i criteri per l’agorafobia, nel qual caso viene diagnosticato il disturbo di panico con agorafobia.

FONTE: Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentale IV R

 

 

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Dott. Cristian Garbin

Psicologo Psicoterapeuta

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